martedì 5 luglio 2011

Lettera di una Troika



Ai primi di giugno, i rappresentanti di Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea si sono riuniti ad Atene. Ci sono volute settimane per fare andare via la puzza di zolfo dalla stanza, ma quando i funzionari del governo sono riusciti a entrare, hanno trovato sul tavolo della riunione una tavoletta ouija, una moneta, e un importante messaggio indirizzato a tutti i loro concittadini.


Cari amici,
A causa dell’euro, i paesi europei più ricchi sono legati alla Grecia come gli elementi finali di uno Human Centipede. Se il vostro staterello andasse in bancarotta, le banche straniere a cui dovete i soldi fallirebbero e migliaia di cittadini non saprebbero più a chi versare le rate del loro mutuo.
Vorremo evitare questo scenario, però non siamo nemmeno il tipo di persone abituato a fare della beneficenza. Abbiamo deciso che invece di portare la Grecia fuori dall’euro, è molto più vantaggioso portare tutti gli euro fuori dalla Grecia. Come? Sfruttando una norma del vostro ordinamento giudiziario caduta di recente in disuso. Secondo noi, Solone ha preso una decisione affrettata quando nel VI secolo a.C. ha abbandonato la schiavitù per debiti.
Quindi, i vostri beni pubblici andranno all’asta e la maggior parte di voi diventerà proprietà privata. Dovrete modificare un po’ il vostro stile di vita, ma in questo modo eviteremo conseguenze molto peggiori per la Grecia, anche se al momento non ce ne viene in mente nessuna.
Vi domanderete quanto possa durare questa curiosa situazione. Abbiamo interrogato i più moderni sistemi informatici che guidano i nostri interventi in economia e la risposta è stata chiara: croce. Va bene, le previsioni non sono mai state il nostro forte, però se lo l’economia mondiale crescerà quanto speriamo, fra una ventina d’anni al massimo non dovrete più preoccuparvi dei vostri creditori. A quel tempo, un pugno di miliardari governerà il mondo dalle sue isole private in Groenlandia, e a nessuno passerà per la testa di venire a chiedere dei soldi agli ultimi abitanti di quella terra brulla e inospitale che sarà diventato il vostro paese.

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